lunedì 7 marzo 2011

Il divulgatore degli scheletri nell'amardio

E' incontestabile il fatto che ognuno di noi ha degli scheletri nell'armadio, scheletri che vorremmo non avere, scheletri da dimenticare.
Ma non tutti gli scheletri sono personali, ci sono anche quelli sociali, che fanno parte di un gruppo, di una nazione, fanno parte del passato. Ma il passato è storia e dalla storia possiamo imparare come non commettere gli stessi errori e capire il perchè dell'accaduto.
Parallelamente di muove la giustizia, demandata alla ricerca di scheletri, possibilmente di colore non rosso.
Attorno a questa ricerca si affiancano degli individui che per diritto di cronaca o per mettere su qualche soldino divulgano alla moltitudine gli scheletri sociali o appartenenti alle singole persone.
I primi sono bravi giornalisti, che è vero che riportano storie per onor di cronaca, ma non dimentichiamoci che un buon articolo aumenta pur sempre le vendite dei giornali. Diciamo che si tratta di un'auto-finanziamento atto a mantenersi il vita.
Poi c'è qualcuno che specula su certi scheletri solo per guadagnare.
Ora a parte certe patologie cliniche che portano l'uomo a farsi del male, è innegabile il fatto che ognuno di noi voglia il proprio bene, il sentirsi bene, come per esempio un bel viaggio in isole tropicali, un televisore da 250 pollici, una moglie (marito) perfetta ecc..
Ovviamente non sono assimilabili al piacere umano i fatti di cronaca nera di cui veniamo a conoscenza, l'esistenza delle mafie, le guerre in giro per il mondo, ma per diritto di cronaca tutto ciò deve essere divulgato in forme più o meno enfatizzate. Il nostro caro Presidente Napolitano quanche giorno fa ha detto che c'è "uno spazio assolutamente abnorme per le notizie di cronaca nera".
Bisognerebbe avere una certa par-condicio tra la tipologia di notizie in modo da riequilibrare il tutto, riequilibrare i poveri neuroni del poveretto che legge e resta sconfortato nell'abisso in cui viene calato dalle brutte notizie.
E proprio in questo senso si muovono quei superpagati denominati "scrittori" che tanto fanno per scrivere di mafie e che nell'altra parte dei loro libri enfatizzano le virtù dei luoghi infestati da tale male. Il problema è che proprio quella parte sulle virtù dei luoghi non viene mai pubblicata in quanto un libro troppo voluminoso è un'indecenza. Di Napoli conosciamo solo le virtù della Camorra, della Sicilia conosciamo solo la mafia corredata con tanto di coppole e lupara.
E sapete cosa facciamo a questi illustri scrittori che scrivono sempre degli altri scheletri e ovviamente non dei propri? Semplicemente compriamo i loro libri e li facciamo arricchire.
Tutto questo è volersi male.